martedì 3 settembre 2019

Quel che voglio.

Stanotte/mattina mentre mi aggiravo per una Milano deserta, schivando il piscio dei barboni, ho avuto uno di quei rari momenti di epifania che decompongono la realtà che ti sei costruito.

Sono le 5.30, fa meno freddo di quello che pensavo, come al solito sono tremendamente in anticipo per dare spazio alle mie ansie e quel treno di sicuro non sfuggirà: però che fai, non ti presenti mezz'ora prima solo per fissare il vuoto e aspettare che il tempo passi?

Sono da solo. Cammino, esploro, girovago, sempre da solo. Le mie traiettorie sono sicure, calcolate e finiscono sempre dove iniziano. 1 anno fa partivo verso il nulla, in cerca di solitudine e ho scoperto che me la portavo dentro da parecchio tempo. Il grigiore di Milano mi ha aiutato a realizzare che alla fine è tutto qui. Non c'è nessuno al mio fianco, sono un pezzo di sughero che galleggia in uno stagno e trascinato dalle correnti finisce sempre per ritornare sul punto di partenza.

Ci sono momenti in cui vorrei piangere. Fermarmi un attimo e chiedere scusa. Scusa! Ma poi, di cosa? Ma soprattutto, a chi?
Alla soglia dei 30anni quanto vorrei che ci fosse altro nella vita, che la mia traiettoria fosse diversa, che tutto quanto si potesse risolvere in un"vedrai devi solo crescere, conoscere, cambiare... tempo al tempo". So che tutto questo non succederà mai.


A volte sono stanco, distrutto, devastato. A volte... a volte.

" Il primo adesso: il momento in cui sto scrivendo il testo sul mio blocco da disegno, seduto in sala passeggeri a Roma Termini, aspetto un cambio di sei ore. Sono le 12 e 47 del primo maggio 2010. Sono da solo, vorrei non esserlo, e per questo lo sto scrivendo, [...]"

Continuo a cercare una via di fuga, a vivere metafore, creare una nuova realtà. Assorbo qualsiasi cosa nella speranza che arricchisca le mie voragini: le mie liste infinite sono tentativi di sopprimere il caos di emozioni mai comprese.
Retorica o meno, sento il peso degli anni. Per quello che si è accumulato prima, ma anche per quello che viene dopo: la vecchiaia. Il dopo, mi spaventa.

"Staring down the hole again
Hands are on my back again
Surviving is my only friend
Terrified of what may come"
Quando non mi rimarrà neanche la memoria? Quando non ci saranno più punti di riferimento? Continuerò a vagare? Cosa posso pretendere, qual è il mio destino?
Vorrei solo...
"Queste campane della catastrofe
L’incubo più incubato di questa vita
insopportabilmente corta, insopportabilmente lunga
che è poi lo stesso che è poi lo stesso
"
Non ho lasciato spazio per nulla che si estenda oltre al mio Io, ma al tempo stesso non sono stato ingrado di creare niente. Milano è grigia, Milano è nostalgia, Milano è necessaria. E io? Torno indietro, intanto vago...