Sta per accadere di nuovo. Ormai tutti i punti sono uniti è facile vedere il disegno. La Malora è pronta a spazzare via tutto quanto. Questa volta è un alieno caduto dal cielo che si è schiantato in uno studio di registrazione con l'intenzione di ingannarci... Nuovamente. E questo strano essere non crea nessun nuovo spazio, allarga semplicemente il campo dentro quale ci ha fatto giocare. Siamo entrati nell'intimità di Father John Misty, o quella che credevamo tale. Non è un segreto: l'album definitivo sull'amore è un grandissimo scherzo, una presa in giro fatta su misura. Non esistono sentimenti universali, veramente crediamo di poter condividere qualcosa di più essenziale di un mare di nozioni?
Tutto il castello di illusioni crollava davanti a una risata preregistrata all'apice dell'emotività. È tutto così finto, una barzelletta – Pure Comedy. E alla fine non serviva neanche più il contenuto per sentirsi parte di qualcosa, sentirsi amati e desiderati allo stesso tempo, e pensare che quelle note fossero suonate per noi. No, potevamo farci dire così spudoratamente “Insert here a sentiment re: our golden years” e prendere tutto per buono, per capire cosa significasse avere qualcuno accanto. Nella falsa intimità di Josh Tillman ci siamo persi, immersi e abbiamo nuotato fino allo sfinimento. Interrotta la magia (quanto può durare? Un disco intero ripetuto all'infinito o forse poco più di un attimo), non c'era più una riva su cui approdare. Ci siamo consumati in una musica che prometteva l'eternità, ma non ha fatto altro che far passare il tempo.
Il nuovo film di FJM è abissale, è la dose che ogni tossicodipendente brama con tutto se stesso, pronto a ricadere nella dipendenza. Falsa intimità, è tutto così perfetto da trascinarci lì dentro senza il minimo sforzo. Siamo con te, dentro di te, in questa forzata naturalezza dove parli di vita, musica, disegni, crei, dirigi, scherzi. Pure comedy sarà un album epocale sull'insensatezza dell'esistenza, sul guardare altrove. Sulla vita che ci sfugge e sul nostro istinto di sopravvivenza. Credo che in definitiva sia questa la strada di Josh Tillman. È già morto, ha trascinato con sé l'effimero di una città/nazione nell'impatto devastante del Big One (Malora/Aenima/Comedy), ha vissuto solo per dirci che nonostante tutto lui rimarrà. Ci ha portato per mano per un periodo indefinibile della nostra esistenza, sotto di lui ci siamo conosciuti e allontanati, ha accompagnato questo insensato turbinio di sentimenti e nevrosi nascondendoci il fatto che già sapeva come sarebbe andata a finire.
È stato spaventoso, a tratti divertente, a saperlo prima forse ci saremmo comportati in modo diverso.
Il film è da vedere per sentirsi di nuovo a casa, per guardare al passato quanto basta per frasi sfuggire il presente. Pure Comedy è già uscito, io l'ho consumato e non credo di essere soddisfatto. Perché l'ho amato alla follia e nel momento di maggior bisogno non è più stato in grado di fornirmi l'euforia che prometteva. Rimane una città in fiamme, una musica sbilenca manipolata senza il minimo tatto, il ricordo di qualcosa che non c'è più e la vita tuttavia... va avanti.
Ora che sappiamo tutto, politica, religione, affanni umani, vogliamo di più. In realtà qualcosa di meno, una conoscenza mutilata in modo da poter ripercorrere gli stessi errori, le stesse scoperte, rivedere le stesse persone anche se consapevolmente condannati al disfacimento di tutto quanto.
Alla fine si perde, non rimane nulla ma daremmo via tutto solo per un altro giro. Un altro disco. Un'altra vita.
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