Il cinema, in quanto
linguaggio, crea la sua grammatica spontaneamente. Le regole che
vengono ad imporsi non sono decise a tavolino dai registi che creano
un sistema dal nulla, imponendo delle scelte arbitrarie. Il
linguaggio che si va formando è tarato sul pubblico, è la sua
ricettività a rendere possibile la formulazione di un codice. La
complessità narrativa raggiunta dai film americani a partire da metà
degli anni '10, impone una maggiore chiarezza nell'esposizione della
storia, il dialogo tra pubblico e immagini ha bisogno di nuovi mezzi
espressivi. Le regole formali che diventeranno la base del cinema
hollywoodiano classico sono il risultato di venti anni di
sperimentazione su scala internazionale. L'età classica di Hollywood
è dunque la summa di quanto immaginato fino a quel momento, il più
ampio dizionario grammaticale del neonato linguaggio filmico.
La continuità narrativa
impone che sia chiara la relazione che intercorre tra le varie
inquadrature. I registi ravvisarono da subito l'importanza diegetica
del montaggio nella costruzione del film. Con il cinema classico
hollywoodiano il montaggio si cristallizzò in tre forme principali:
il montaggio alternato, il montaggio analitico e il montaggio
contiguo.
Montaggio alternato
Con montaggio alternato
si intende la successione di inquadrature che mostrano azioni che
avvengono in luoghi diversi. I registi dell'epoca si resero conto che
alternando in questo modo le scene, il pubblico percepiva come svolti
in contemporanea i due momenti separati. L'autore che per primo
esplorò le potenzialità di questo tipo di montaggio fu D. W.
Griffith, vero e proprio padre del cinema americano classico. Inoltre
fu uno dei primi utilizzatori del montaggio parallelo, una variante
del montaggio alternato: mentre in quest'ultimo le due azioni
confluiscono in una terza, in quello parallelo le due scene non
arrivano mai a influenzarsi vicendevolmente.
Montaggio analitico
Il montaggio analitico
consiste nella suddivisione di uno stesso spazio in più
inquadrature. Fornita un'inquadratura totale dello spazio con un
campo lungo, lo stacco di montaggio può passare ad un'inquadratura
più ravvicinata che mette in primo piano un dettaglio che altrimenti
sarebbe passato inosservato. Il montaggio analitico è dunque uno
strumento potentissimo per focalizzare l'attenzione dello spettatore.
"Intolerance" sempre di D. W. Griffith ed un esempio di montaggio analitico, con focalizzazione tramite inquadratura ravvicinata di un particolare della scena. |
Montaggio contiguo
Il montaggio contiguo
nasce dall'esigenza di creare una continuità spaziale tra le
inquadrature. Il genere che impose la riflessione su questo problema
fu quello dell'inseguimento. Dal 1910 in poi i registi capirono che
il modo migliore per creare questa continuità è mantenere costante
la direzione del movimento. Così un elemento che percorre
orizzontalmente un'inquadratura da sinistra verso destra,
nell'inquadratura successiva si ritroverà collocato alla sinistra
del quadro e sarà diretto verso destra.
Nel video, una scena di Ong-Bak di Prachya Pinkaew. Notare come tutto l'inseguimento percorra una linea ideale che da la sensazione di continuità tra un'inquadratura all'altra (nel caso, una diagonale che va da in alto a destra a in basso a sinistra). L'esempio, proprio perché recente, dimostra come la codificazione avvenuta cento anni fa sia tutt'oggi valida e non una "lingua morta":
Gli studi sulla
continuità spaziale proseguirono prendendo come riferimento il punto
di vista dei personaggi. Veniva quindi mostrato prima un personaggio con lo sguardo rivolto fuori campo (cioè fuori dall'inquadratura) e dopo lo
stacco veniva mostrato ciò che esso guardava. Se la seconda
inquadratura non assume come punto di vista quello del personaggio
“osservante” allora uno stacco di questo tipo viene definito
“raccordo di sguardo”. Logicamente se il personaggio guarda fuori
campo verso destra, nell'inquadratura successiva che mostra l'
“osservato” esso sarà fuori campo a sinistra, nel rispetto di
un'ideale continuità spaziale tra le immagini.
"Il Gabinetto del Dottor Caligari" di Robert Weine. Esempio di raccordo in soggettiva (leggiamo il diario, fuori campo nella prima inquadratura) dal punto di vista del protagonista. |
Ulteriori evoluzioni del
raccordo di sguardo, ovvero la regola del campo/controcampo e la
regola dei 180°, verranno trattate in seguito in un altro post.
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