« Dai che mi
proponi?»
« Eh, ora te lo
dico io un filmone...»
« Si dai sono
curioso, l'altra volta mi parlavi di..»
« Jim Jarmusch.»
« AH! Si dai
finalmente qualcosa di atipico»
« Lo sai che io
conosco un sacco di roba da intenditori.»
« Vero! Dai
quindi?!»
« Collateral,
quello con Tom Cruise.»
« Cazzo.»
Terzo episodio di solo su
richiesta, questa volta commissionato dall'imprevedibile L.G.S. Da
una persona poliedrica come L.G.S., mi sarei aspettato ben altri
titoli. Tipo un film sulla Dave's Matthew Band, o gli aneddoti
segreti della vita di Rory Gallagher. L'irlandesissimo (nel cuore)
L.G.S., mi ha graziato reprimendo la sua vena nostalgica ed
alternativa, assegnandomi un film tutto sommato parecchio mainstream
e godibile. Premuroso L.G.S., ti ringrazio. La prossima volta però,
niente Tom Cruise.
Solo su richiesta: Collateral
Collateral
|
||||
Titolo italiano | Regia | Anno | Genere | Con |
Collateral | 2004 | Thriller | Tom Cruise, Jamie Foxx |
|
Max, instancabile sognatore, lavora da 12 anni
come tassista di notte a Los Angeles. Ama entrare in contatto con
i suoi clienti, condividere il viaggio. Fino a quando a salire sul
suo taxi è Vincent, spietato killer venuto in città per compiere
un lavoro...
|
"Lo sapevate Che Miles Davis era negro?" - Aneddotica alla L.G.S. |
Rielaborazione di una delusione
Collateral è un po'
infame. Per non dire stronzo. Si inizia alla grande, le premesse sono
delle migliori. Ok, c'è Tom Cruise, ma pensi: ammazza non solo è
cattivo, s'è fatto pure brizzolare i capelli. Stavolta sarà
diverso. Poi, insomma. Ci rimani... male.
Come quando ti telefonano e ti chiedono se sei felice dell'aspirapolvere. Ecco! Quasi non ci credi, la persona che hai aspettato per una vita intera, finalmente è arrivata. La sconfinata gioia di aver trovato un vero amico, qualcuno disposto ad ascoltarti, ti fa tremare la voce, per poco non piangi. Proprio quando stai ad un passo dal confessare che non ti sei mai ripreso dalla morte del tuo primo pesciolino rosso (e sono passati circa 20 anni), un senso di disagio ti attraversa tutta la spina dorsale. Qualcosa non torna. Esatto: non gli importa nulla di te, vogliono solo appiopparti un nuovo aspirapolvere. Ti senti tradito, trattieni le lacrime, un impacciato “no, non mi interessa” e attacchi il telefono. Per carità, la vita continua. Però, per un attimo, ci avevi sperato. Apri lo sgabuzzino, guardi l'aspirapolvere ancora funzionante. Reprimi l'ennesimo conato di tristezza e trovi il coraggio di mentire a te stesso: “sticazzi”
Come quando ti telefonano e ti chiedono se sei felice dell'aspirapolvere. Ecco! Quasi non ci credi, la persona che hai aspettato per una vita intera, finalmente è arrivata. La sconfinata gioia di aver trovato un vero amico, qualcuno disposto ad ascoltarti, ti fa tremare la voce, per poco non piangi. Proprio quando stai ad un passo dal confessare che non ti sei mai ripreso dalla morte del tuo primo pesciolino rosso (e sono passati circa 20 anni), un senso di disagio ti attraversa tutta la spina dorsale. Qualcosa non torna. Esatto: non gli importa nulla di te, vogliono solo appiopparti un nuovo aspirapolvere. Ti senti tradito, trattieni le lacrime, un impacciato “no, non mi interessa” e attacchi il telefono. Per carità, la vita continua. Però, per un attimo, ci avevi sperato. Apri lo sgabuzzino, guardi l'aspirapolvere ancora funzionante. Reprimi l'ennesimo conato di tristezza e trovi il coraggio di mentire a te stesso: “sticazzi”
Immagine trovata cercando su google "Tom Cruise Vacuum" |
Collateral è
un'occasione sprecata. Da un'ottima idea di base il film non riesce a
svilupparsi in modo convincente. Certo, non scade mai nella
mediocrità, ma una volta partiti i titoli di coda, l'impressione che
si potesse fare di più è forte. Andiamo con ordine.
In bilico tra l'essenziale e lo scarno
L'ossatura centrale
affascina nella sua semplicità: due uomini, uno dei due un killer,
un taxi e nient'altro. Sullo sfondo, una Los Angeles buia ed isolata.
È chiaro che, data l'impostazione claustrofobica, la sceneggiatura
vive nel confronto tra i due protagonisti del film: da una parte
Vincent (Tom Cruise), spietato killer nichilista, e dall'altra Max
(Jamie Foxx), tassista ed irrimediabile sognatore. I problemi sorgono
proprio nel loro rapporto conflittuale. Se i dialoghi risultano ben
scritti e scorrevoli, allo stesso tempo però non impressionano
abbastanza da giustificare le reazioni dei due. Soprattutto in quanto
caratterizzati in modo così stucchevole da risultare bidimensionali:
la scena di apertura in cui Max si presenta impressionando la tizia
con le sue doti da tassista (geniale) e raccontandole il suo
grandissimo sogno di aprire una compagnia di limousine (maledetti
americani), più che di fronte ad un “buono”, ci sbatte davanti
un santo, troppo perfetto per essere vero.
Si rimane parecchio
perplessi quando, dopo qualche ora di sequestro, il buon samaritano
che ha trasgredito nella sua vita solo una volta, dicendo una bugia
(a fin di bene) alla madre sul suo lavoro, improvvisamente entra in
un covo di mafiosi, si finge un sicario, azzittisce a suon di minacce
degli scagnozzi e convince il loro capo a rilasciargli informazioni
sulle sue prossime vittime. Rovescio della medaglia, il distaccato
Vincent, nel suo disprezzo non solo per la società, ma per le
contraddizioni interne all'animo umano, sviluppa un sentimento di
empatia nei confronti di Max. Killer professionista che non spara
meno di tre colpi a persona (non si sa mai), che uccide “perché
sì, tanto siamo puntini insignificanti in un mare di nulla”, si
affeziona ad una sua vittima. Lo aiuta col suo capo. Gli fa aprire
gli occhi sul suo futuro. Gli salva anche la vita (poi tanto cerca di
ammazzarlo). Perché? Non bastano dieci minuti di dialoghi energici,
ma niente più, a cambiare così radicalmente due sagome di cartone.
Non è parlando di karma e altre stronzate che si diventa spietati, e
non si guadagna l'umanità parlando del proprio padre con uno
sconosciuto. Il finale, conferma l'impossibilità di uscire da questo
schema se non si costruiscono personaggi abbastanza forti. L'intento,
purtroppo, non è questo.
Tom Cruise si ammira tramite lo specchietto retrovisore |
L'importanza di chiamarsi... Tom
C'è da dire che la
“naturale” conclusione del film ti sorprende. Per tutto il film
pensi “qua finisce a tarallucci e vino”, ora arriva la
fregatura. La paura che finisca tutto come non dovrebbe anadre deriva
dal fatto che il cattivo è Tom Cruise. Veramente, credibilità zero.
Non basta purtroppo la brizzolatura a farlo uscire dal personaggio
che si cuce ogni maledetta volta addosso. Perfetto, troppo perfetto.
Si ok è cattivo, ma è sempre il più forte di tutti. È il più
bravo a sparare, a lottare, ha spiccate doti artistiche (grande
intenditore di jazz... Tom, non ti regoli), grandissime capacità
logico/deduttive ed è il maestro della fuga. In fondo la sua totale
assenza di valori, la sua amoralità, non è neanche così
condannabile: la chiave nichilista è facilmente condivisibile dal
pubblico. Alla fine cioè, c'ha pure ragione e quasi ti dovrebbe
dispiacere che lo hanno ammazzato. Ah, e muore in modo monumentale, da
vero samurai: si sceglie la posa. Altro che uomo. Tom Cruise meglio
di Mazinga.
C'è mancato poco
Nel complesso il film non
stanca. Gestisce bene i pochi cambi di ambientazione e la regia si
dimostra capace di adattare le diverse inquadrature: dalla
claustrofobia dei primi piani in taxi, alle scene più popolate e
movimentate nei vari club. L'azione scorre, è fluida, la tensione
sempre palpabile. Manca però quel quid per farlo diventare
un'esperienza memorabile.
Una delle migliori scene d'azione, gestisce la tensione ottimamente. |
Collateral si prende sul serio, forse
troppo, ed ha paura di sporcarsi. Segue la via già tracciata in precedenza da altri e non prova minimamente a sorprendere. Non ci si riesce realmente a perdere per le
strade semi-illuminate di Los Angeles, non c'è una vera alchimia tra
i due protagonisti. L'effetto collaterale della pretenziosità, è il non
riuscire a coinvolgere lo spettatore.
"Non sai che sonno, me so abbioccato in metro" |
Il film finisce e muore.
Difficilmente qualcuno se ne ricorderà.
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