Eraserhead
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Titolo italiano | Regia | Anno | Genere | Con |
Eraserhead
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1977 | Body Horror | Jack Nance, Charlotte Stewart |
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Eraserhead presenta la “normale” vita di
Henry Spencer, tipografo in vacanza in una città senza nome. La
sua vita muta drasticamente quando scopre di aver avuto un bambino
con la sua ragazza, Mary X...
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Impossibile scrivere molto sul debutto cinematografico di David Lynch. Eraserhead è la materializzazione di un incubo. È la messa in scena di un disagio. Che senso ha discutere razionalmente di ciò che trascende la logica e si attacca all'impressione? Eraserhead va visto, non se ne può parlare.
Sul razionale
Vorrei poter recensire
analiticamente Eraserhead. Analizzare scena per scena il lavoro di
Lynch per mettere in evidenza ogni piccola sfumatura. Il difetto,
supera la pochezza delle conoscenze tecniche (potremmo comunque
comunicare in un nuovo linguaggio per comprenderci. Certo sarebbe più
laborioso ma.. perché no?) e approda alla vera mancanza: la voglia.
Il geniale surrealismo razionale di Lynch chiede la decomposizione
del contenuto in nome di una delineazione di senso. Ma non ce la
faccio. Sono convinto che, seppur in maniera minore in Eraserhead
rispetto agli ultimi tre film, quella della razionalizzazione, sia
una “trappola”. Bisogna sapersi lasciare andare, godere nel
sentirsi sperduti di fronte alla potenza comunicativa di un certo
tipo di cinema.
Libero gioco di cinema e disgusto
Voglio parlare quindi
della sensazione complessiva finale: il disgusto. Ogni singolo
elemento è volto al raccapriccio di chi subisce la visione. Questo
senso di inadeguatezza viene trasmesso non attraverso la messa in
scena dell'orrore alieno ma della mutazione del familiare. Tutto è
riconoscibile in questo film, ma nulla è avvicinabile: paesaggi
fantasma, trasfigurati dalle desolazione meccanica dall'avvento
dell'industria, convenzioni sociali interrotte da pianti e spasmi,
espressioni facciali perse in volti decontestualizzati. Si sperimenta
il rigetto perché ci si guarda allo specchio e ci si individua per
quello che si appare. L'odio dello sguardo fisso che riesce a
cristallizzare l'informe strato incosciente che ci guida dal
profondo. Se in Blue Velvet e Twin Peaks Lynch cerca di far emergere
il marcio collettivo, il macabro motore sociale nascosto agli occhi
della comunità che desidera solo l'auto-conservazione, Eraserhead
agisce su un livello molto più intimo. È un viaggio dentro ad una
testa grande come un pianeta, un'esplorazione degli angoli più
abbandonati dell'Io. Ciò che la testa cancella: il terrore della
realtà deforme che si appropria della quotidianità. Questo è
Eraserhead: emersione del nascosto, l'emancipazione della sporcizia.
Primogenito
Eraserhead è per Lynch
quello che l'infante è per Henry: un figlio malato, uno sgorbio non
voluto. Primogenito abominevole che necessita di amore ma non può
che suscitare sguardi di perplessa distanza, ripugnanza, odio. È lì
che piange, rifiuta il cibo, è perennemente malato, non ha nulla di
umano. È la repulsione verso la sessualità, quell'intimo sentimento
di sporcizia e deviazione che accompagna ogni nostro impulso
necessario ma abominevole allo stesso tempo. Spermatozoi ovunque,
costellano questo concepimento difettivo che mostra l'incapacità di
un approccio sincero al sesso e al rapporto con l'altro. Il prodotto
dell'unione, il bambino, è ciò che disgusta tutti quanti. Immobile
per tutto il film, non può che non attirare costantemente
l'attenzione su di sé con dei vagiti spettrali. Il monito è
ineludibile. La perversione dell'atto sessuale implica la fasciatura,
l'ignoranza, una sovrastruttura che copra l'inesplicabile repulsione,
il disgusto della carne nuda. L'uccisione del bambino tramite la sua
esposizione, rivela la sottomissione ad un inconscio castrante che
predica la risoluzione del conflitto (possibile, appunto, solo
negando il proprio istinto): "In Heaven everything is fine"
Al giorno d'oggi è tutt'ora sconosciuto il metodo con cui fu costruito il mostro. Si ipotizza che per le interiora sia stato usato del coniglio. |
Riporto qui, per
correttezza ma anche per interesse, la fonte da cui mi sono ispirato
per queste riflessioni:
“In his book David Lynch Decoded, Mark Allyn Stewart
proposes that the Lady in the Radiator is in fact Spencer's
subconscious, a manifestation of his own urge to kill his child, who
embraces him after he does so, as if to reassure him that he has done
right.”
Mura impenetrabili
Molto interessante notare
la rappresentazione dell'abitazione di Henry. Gli spazi interni sono
tutti claustrofobici ma c'è qualcosa che va ben oltre la semplice
spettralità nel suo appartamento. Unico ambiente, finestre murate. È
chiaramente la proiezione di una chiusura, di una mancanza. Ma se
gran parte è occupata dalla piccola ma ingombrante presenza del
figlio e dei suoi lamenti, il resto è pura ritualità. Ogni elemento
è significativo e universale in quanto totalmente autonomo dal resto
della composizione. Non c'è molto da spiegare: un letto verso
l'inferno, un teatrino dentro al termosifone, pentole piene d'acqua
dentro agli scaffali, piante morte ovunque. L'autismo di Henry supera
il suo sguardo perso, il suo goffo modo di vestire (tra l'altro a me
ricorda un sacco Charlotte/Tramp) e si proietta spazialmente nel suo
mondo, nei suoi confini. Tutto è sorprendente, ma allo stesso tempo
non c'è una via d'accesso. Il contatto finale con la realtà, il
desiderio di possedere una donna, significativamente, avviene solo
tramite il timido sbirciare attraverso il buco della serratura. Vince
l'isolamento (accompagnato dalla gelosia), il peso della sessualità
viene rifiutato: vince la morte.
Esplosione |
Malessere sonico
Ciò che non va
assolutamente sottovalutato in Eraserhead è il lavoro svolto con la
colonna sonora. Il devastante impatto visivo è fortemente (forse
necessariamente?) interconnesso con gli stimoli uditivi proposti. Un
sonoro agghiacciante mette, ancora una volta, alla prova la capacità
di resistenza dello spettatore. Sono i rumori stessi a proporre ed
indicare gli spunti narrativi in un film sostanzialmente senza
dialoghi. Non ci troviamo, però, di fronte a canzoni o temi
ricorrenti: l'audio presenta suoni martellanti, white noise, rumori
indecodificabili. Non c'è mai veramente un attimo di silenzio: lo
sfondo è continuamente ricoperto da un fastidio, da un disagio
sonoro che quasi viene accettato inconsciamente, data la sua subdola
presenza. Immagini e sonoro sono un unicum inscindibile in
Eraserhead, dove tutti i sensi dello spettatore sono portati al punto
massimo di stress, al limite ultimo di sopportazione. Il film è, in
un ultima analisi, più di una rappresentazione surrealista della
realtà onirica. Eraserhead è più di un semplice incubo, è una
vera e propria tortura.
Buon appetito.
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