The Men Who Stare
at Goats
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Titolo italiano |
Regia |
Anno |
Genere |
Con |
L'uomo che fissa le
capre
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2009 |
Commedia |
George Clooney, Ewan McGregor |
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Il reporter Bob Wilton è in cerca della storia
della vita, per risollevarsi dalle continue delusioni lavorative e
familiari. Decide allora di andare in Iraq, per sperimentare il
brivido della guerra. Lì incontrerà Lyn Cassady, militare in
pensione che sostiene di avere poteri psichici...
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Un film che cerca di
ritagliarsi un'identità da “commedia brillante”, sulla falsa
riga dei fratelli Coen, ma fallisce ampiamente facendosi schiacciare
dal peso del materiale di provenienza. Un'ottima prestazione di
Clooney salva il film dalla mediocrità.
Sebbene ci si accosti alla visione con grandi aspettative, già dai titoli di apertura ci si rende conto che
qualcosa non funziona. Il pretenzioso “based on a true story” è
infatti sostituito da “more of this is true than you believe”.
Cosa significa? Significa che si, la sceneggiatura è basata
sull'omonimo libro, scritto nel 2004 dal reporter Jon Ronson, ma il
film cerca di fornire un punto di vista diametralmente opposto a
quello della sua fonte. Se l'opera di Jonson è un
documentario/reportage sulle connessioni tra esercito degli Stati
Uniti d'America e studi sulla possibilità dell'implementazione di
poteri psichici in tattiche militari (che per quanto assurdo possa
sembrare, non presenta nessun grado di finzione nella sua inchiesta),
la pellicola di Heslov è pura fiction. Una commedia basata su queste
premesse, con personaggi e situazioni pensate ad hoc per mettere in
ridicolo un certo tipo di cultura New Age americana. Il problema è
che gli sceneggiatori (complice forse la presenza dell'autore del
libro) non hanno il pieno coraggio di distaccarsi dal materiale
documentaristico, non riuscendo a imprimere fino in fondo il loro
tocco. La pretesa dissacrante, tramite la messa in scena di
personaggi fuori di testa, fallisce nel voler ribadire costantemente
che “c'è più verità di quel che ci si aspetti”. Gli hippies
sotto acidi sono ridicoli nei loro discorsi alterati, ma forse non
hanno tutti i torti: gli indizi disseminati nel film, trovano la
conferma nella scena finale. Le forze psichiche esistono, la paronoia
complottista americana viene legittimata, ma tutto assume un sapore
amaro.
I militari incontrano la cultura Hippy. |
Non si capisce bene la posizione del film, tra la volontà di
strappare una risata e quella di stupire ribaltando le convinzioni.
Tutto sarebbe funzionato in modo migliore, se si fosse scelto un
approccio più semplice, meno fantascientifico. Sarebbe significato
tradire il libro di Jon Ronson? Forse si, ma gli americani avrebbero
bisogno ogni tanto di svegliarsi dai loro sogni. Sembra che per un
determinato pubblico basti citare il “dark side” di Star Wars, il
terzo occhio (tatuato sul petto...) e Timothy Leary per conferire
carattere di verità ad una storia così assurda ed ignorante che non
fa altro che chiedere a gran voce di essere derisa. Manca,
all'americano medio, la capacità di astrazione e autocritica. Il
film cerca di spingere in questa direzione, ma poi si accomoda troppo
verso il suo pubblico e cerca di rassicurarlo. Negli USA, grande
nazione basata sul precetto immaginifico del sogno, l' “american
dream”, tutto è possibile. Peccato.
Bridges, Clooney e Spacey |
Degne di nota le
interpretazioni del cast, tra cui figurano i nomi di Jeff Bridges e
Kevin Spacey. Su tutti, spicca il personaggio di Lyn Cassady
interpretato da Clooney. Prova attoriale che centra in pieno le
intenzioni della sceneggiatura, regala la scena della capra che da
sola vale la visione del film. Peccato che, per ribadirlo ancora una
volta, non basta un personaggio a portare avanti un'intera storia.
Anzi, è proprio essa a depotenziarlo: il nevrotico hippy di mezza
età, forse alla fine era veramente uno sciamano. Sparisce nel Sole,
lascia un alone di msitero dietro a sé. Per me, rimane molto più
forte nella concretezza del suo sguardo allucinato che cerca di
uccidere col pensiero una povera capra.
Dark-Side. |
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