“Intervista” è
l'ennesima indagine autobiografica portata avanti da Fellini.
Impostazione che caratterizza gran parte della sua cinematografia a
partire dagli anni '70 in poi, il raccontarsi diviene una vera e propria ossessione del regista. Il compito ultimo
del cinema sembra quello di essere testimone e testamento allo stesso
tempo. Lo sguardo indietro travolge un'intera epoca fino a
richiudersi nell'esperienza privata dell'autore. “Intervista” è
l'elemento finale di questo percorso a ritroso, dove per l'ultima
volta, Fellini racchiude tutta la sua arte, i suoi sogni, la sua vita.
Dopo
l'omaggio a “Roma”, città adottiva, la memoria non può che
soffermarsi sul luogo che ha reso possibile ogni mondo altrimenti
impossibile: Cinecittà, la romana fabbrica dei sogni. Sono di nuovo
le soluzioni formali a lasciare stupiti. È incredibile come dopo
quarant'anni di carriera Fellini riesca ancora a sorprendere lo
spettatore re-inventando ogni possibile narrativa. Realtà, finzione
e finzione nella realtà si danno continuamente il cambio in una
danzare incessante che non vizia mai l'attenzione dello spettatore.
Fellini, genio per eccellenza, riesce ad abbattere qualsiasi barriera
razionale, tutto è credibile: il suo cinema non fa altro che
affermare la totale coincidenza tra sogno e realtà al di là dei
film, oltre la vita. Fellini rimarrà per sempre incastrato tra
passato, presente e futuro nella continua riproposizione delle sue
pellicole. Tutta la sua vita, non è stata altro che il fantastico
racconto di un visionario.
“Intervista”
è quindi il momento massimo di riflessione autoriale a cui giunge
Fellini, e probabilmente il miglior risultato. L'incontro dopo
trent'anni di Anita Ekberg e Marcello potrebbe da solo racchiudere
tutta la cinematografia del regista. Nell'intenzione, nel modo, nei
tempi, ma soprattutto negli sguardi commossi dei due vecchi attori
risiede un segreto inconfessabile: un dono eterno, che sopravviverà
a tutti quanti. Il film (e perché no, tutta una carriera) potrebbe
chiudersi così, nella commozione verso il passato che però è anche
l'orgoglio di un successo. Ma Fellini decide di donare quel “raggio
di speranza” tanto agognato in passato dai suoi produttori. E il
ciak torna a battere riazzerando la realtà, pone un nuovo inizio
oltre la fine. L'addio, non sarà mai definitivo.
“Ascoltandoli
pensavo che mi stessero preparando le delizie di un addio”
- Marcel Proust, I Guermantes, Alla Ricerca del Tempo Perduto
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