lunedì 27 gennaio 2014

Luci Del Varietà [Fellini Checklist 1/24]





Luci del varietà è il “quasi” esordio di Fellini nel ruolo di regista, dopo aver lavorato come sceneggiatore in alcuni film di Rossellini (Roma Città Aperta, Paisà, L'Amore) e di Germi. Debutto non completo in quanto il film fu diretto insieme ad Alberto Lattuada, che tra i due fu quello che girò la maggior parte delle scene. Nonostante non possa essere definita una vera e propria opera prima, Luci del Varietà mantiene comunque una certa importanza nella filmografia di Fellini, principalmente perché mette in scena uno dei temi fondamentali della sua poetica: la rappresentazione dello spettacolo.



Le luci del varietà sono l'illusione della messa in scena, l'accecante bagliore che cela lo squallore della vita umana. Certo, la tristezza dell'avanspettacolo impone una trattazione ironica e decadente del soggetto, ma di sicuro il film non si esaurisce in una commedia. La sceneggiatura è imperfetta, ingenua, alcune intuizioni però non posso passare inosservate. Fellini chiaramente riflette sul potere dell'arte, bassa o alta che sia, non solo in una prospettiva di relazione con il pubblico (emblematica la scena dei fischi “mancanti” al travestimento di Garibaldi) ma anche, e soprattutto, da un punto di vista di possibilità di trascendimento di una condizione materiale.
Dove risiede la realtà degli artisti, mestieranti che per denaro sono disposti a rinunciare alla propria dignità? Nell'abbuffata animalesca di fronte ad una cena offerta, o nel personaggio da essi messo in scena?





È incredibile come, nel pieno della credibilità di quello che oggi potremmo chiamare il grottesco mondo corrotto dello “star system” irrompa nella pellicola, improvvisamente, la vera magia della rappresentazione. Dal nulla, siamo catapultati nel reale mondo del sogno: Roma dorme, è incantata, alle urla del protagonista rispondono gli squilli di una tromba. Sono la povertà e l'arte disinteressata a racchiudere il segreto: chi può ancora ridere, è chi vaga senza una meta mosso solo dalla volontà dell'arte per l'arte. Il talento risiede in questo: stregare l'altro e fermare il tempo. Roma viene fermata per un attimo e per sempre, nel suono di una tromba jazz, nella voce di una cantante brasiliana, nei spari perfetti di un cowboy americano.


 

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