sabato 1 giugno 2013

(Doppia) Sveltina [2]: Outrage - Outrage Beyond



Outrage/Outrage Beyond
Titolo italiano
Regia
Anno
Genere
Con
Outrage/
Outrage Beyond
2010/
2012
Yakuza film
Takeshi Kitano,
Ryo Kase
Il clan Sanno, uno delle più grandi famiglie della yakuza, è in continuo subbuglio. I numerosi tradimenti invertono continuamente le alleanze e distruggono la fiducia reciproca. Dagli scagnozzi alla base, fino ai capi in cima, nessuno è risparmiato...











I due Outrage sono le ultime produzioni del regista Takeshi Kitano. Non sono uniti semplicemente da un filone narrativo, ma da una vera e propria sovrapposizione applicabile in tutti i campi. Beyond non è un sequel, ma l'espansione di un concetto (da qui l'andare “oltre”), quasi ci trovassimo di fronte ad un remake.
La prima coincidenza si ha nella struttura narrativa: non solo nel tema centrale è l' ”outrage” da cui derivano le conseguenze, ma nello stesso modo in cui esso si struttura. Ad esempio, in entrambi i film, non solo è presente un momento che si potrebbe schematizzare nel “capovolgimento” della situazione iniziale, ma anche registicamente la sequenza è affrontata nella stessa maniera: ovvero un montaggio frenetico di scene scollegate tra loro dove, senza spiegazioni ed introduzioni di personaggi, sono presentati atti di violenza e disordine ad indicare il fatto che i rapporti di forza tra i clan mafiosi stanno cambiando.




Kitano, però, non si limita a riproporre lo stesso tracciato anzi, gioca e sperimenta con quanto già detto in precedenza. Esempio lampante è l'uso del fade-out e del fade-in nei cambi di scena. Espediente molto utilizzato nel primo Outrage, nel secondo viene riproposto ma stavolta, durante uno degli schermi neri si viene colti di sorpresa con un improvviso rumore di spari. Solo dopo verrà mostrata la scena. Il registra gioca con il linguaggio in suo posssesso, cercando di non far mai accomodare completamente il suo spettatore.


"Questo potrebbe essere il mio capolavoro"


L'elemento portante della storia è l'oltraggio, inteso come tradimento. Kitano rende perfettamente l'eticità distorta del mondo della yakuza e dei suoi membri. L'importanza attribuita alla ritualità nella cultura giapponese, porta all'impossibilità di agire liberamente anche nell'illegalità. Più di un semplice codice di onore, la mafia è incatenata ad un vero e proprio habitat famigliare, una società al di fuori della società. La legge oltre la legge, però, dimostra tutta la sua inconcretezza: chi si reputa al di fuori della moralità non può vivere in un ordine costituito. L'oltraggio risulta quindi una dinamica necessaria che avvelena tutti i piani della yakuza. La guerra è intestina: il senso di appartenenza viene messo in secondo piano dall'egocentrismo. È significativo che nel primo film muoiano tutti i protagonisti, il loro destino è l'oblio. La costruzione piramidale rimane in piedi, ma i mattoni che la costituiscono sono senza volto e tutti uguali, intercambiabili tra di loro. Da qui la circolarità delle situazioni e l'impossibilità di uscirne.




Outrage Beyond presenta la stessa impostazione narrativa, ma stavolta è in grado (con grande sorpresa di chi guarda) di spezzare il ciclo di morte. Questo perché il film riesce finalmente a trovare un protagonista: la pellicola ha un nome in cui identificarsi, Otomo. Personaggio interpretato dallo stesso Kitano, viene letteralmente ripescato dai morti (il primo outrage si concludeva con il suo assassinio) con una banale scusa. È significativo che questa sia la sua “seconda” vita: ormai è fuori dalle dinamiche di distruzione interno alla yakuza, ed è restio nel rientrarci. Il suo desiderio non appartiene più all'interesse mafioso, ma risiede nella più intima sincerità: invecchiare, vivere. Proprio per questo è costretto, per affermarsi positivamente, a diventare la morte stessa. Otomo, nella sua grandiosità, è un fantasma, etereo ed inafferrabile. 


Revenant


Lo spettro, per essere finalmente libero, capisce che deve tagliare tutti i suoi contatti con la vita: da quel mondo non si può fuggire, può essere solo cancellato. La sua potenza distruttiva culmina nell'ultima scena. Otomo ormai è una semplice ombra, non è più un essere umano, non può essere più controllato. L'avidità del detective Kataoka lo spinge troppo oltre e gli si ritorce contro. Tutti i motori scatenanti sono eliminati, la morte non si può comandare. Il film finisce così, in modo brusco ma sorprendente. Di colpo ci si rende conto che non si è interessati a sapere come continuerà il mondo della yakuza, in quanto il processo è senza fine. Quello che conta è aver posto fine all'oltraggio che aveva scatenato tutto. Il regista, dimostrando una grandissima consapevolezza, si ferma, non aggiunge altro, lasciando in questo taglio netto un finale perfetto per la sua opera.




La maggior concretezza di Beyond rispetto al suo prequel si riscontra in altri due fattori. Innanzitutto oltre ad Otomo, anche gli altri personaggi riescono, seppur in modo minore, ad uscire dal ruolo di macchiette e a concretizzarsi. L'unicità del conflitto lascia il posto ai tanti volti che ne sono partecipi. Alcune delle scene più riuscite sono quindi gli incalzanti dialoghi tra i vari membri della yakuza, dei veri e propri faccia a faccia violentissimi nella loro concitazione. Onore e desiderio di dominio si scontrato in questi scambi, creando così nuovi spazi, assenti in Outrage.




Menzione d'onore va alla messa in scena della violenza in sé. Ciò che nel primo film molto spesso veniva solo alluso, Kitano stavolta decide di mostrarlo completamente. Sempre però con un grandissimo controllo e consapevolezza del mezzo. Oltre alla già citata scena finale, disarmante nella sua crudezza, l'esecuzione di Ishihara, personaggio che riesce a farsi odiare in tutti e due i film, in un misto di pulp e grottesco, impressiona e diverte allo stesso tempo.



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