sabato 11 maggio 2013

In the Mailbox [6]: Una promessa è una promessa

La fine di un sogno chiamava l'astinenza dagli acquisti compulsivi. Oggi però, come il più incorreggibile dei tossicodipendenti, ci sono ricascato. Si, lo so, il valore di un impegno, l'importanza dell'atto morale del rispetto della parola data, ma che ci posso fare? Una promessa è una promessa, e per parafrasare l'indimenticabile Arnold Schwarzenegger nel fantastico Jingle all the way:

Chivvesencula

Due acquisti musicali, vere pugnalate ai miei risparmi, perpetrati nel negozio Pink Moon Records di Roma. Come riesco a capire se un negozio mi può offrire qualcosa di interessante? Tre piani zeppi di dischi e vinili. Ci sono un'infinità di gruppi, sconosciuti anche a me. Ma, quando alla domanda (non mia) "avete qualcosa dei Led Zeppelin?" si riceve come risposta un secco "no", io mi eccito come non mai. Amo frugare nel non-famoso.

Dunque, dicevo, primo acquisto di due:




Leviathan dei Mastodon. Uno degli album a cui sono più affezionato in assoluto, a quasi dieci anni della sua uscita conserva ancora tutta la sua irruenza e la sua potenza distruttiva. Caratteristiche che, per fare un esempio, The Hunter, loro ultima fatica, probabilmente non ha mai avuto.




Vinile singolo, confezione "gatefold". L'artwork, di Paul Romano, non smetterà mai di affascinarmi. Su vinile poi, fa la sua porca figura. 




Essendo la quinta ristampa è presente all'interno un miniposterino con i credits da un lato e i testi dall'altro. Inoltre il vinile orange marbled è.... non riesco ad esprimerlo a parole. Andiamo avanti...




Secondo ed ultimo acquisto, ecco In The Absence of Truth, album del 2006 degli Isis. Gli Isis, senza dubbio, occupano un posto speciale nel mio cuore. Conosciuti relativamente tardi, circa nel 2009 con l'uscita del loro ultimo album Wavering Radiant, sono riuscito a vederli dal vivo una volta. Pochi mesi dopo si sono sciolti, lasciando dietro di sè una discografia non estesissima, e un ricordo di un concerto indimenticabile all'Alpheus. Questo album in particolare, si colloca esattamente a metà tra il minimalismo ossessivo di Oceanic e Panopticon e la complessa ed estenuante ricerca compositiva e sonora della loro ultima opera.




Qualche accenno sulla front cover. Togliendo la busta esterna scompare anche il logo della band, lasciando spazio all'artwork nella sua interezza. La copertina è ruvida, scelta stranissima. Sono parecchio interessanti le parole rilasciate da Aaron Turner a proposito della veste grafica (come non mai fortemente connessa alle oscure tematiche dell'album): 

"the songwriting and the artwork come from the same place. [...] It is sort of at the heart of what was writing about. And also, there's a progression of ideas from this very tightly bound, opaque mass into something that eventually starts to split up and open up and evolve into nothingness."


Maestoso

Poco altro da aggiungere, senonchè l'album è su doppio vinile (colore nero). Tutto il resto è lasciato alla percezione.




 "Nothing is true, everything is permitted" - Hassan-i-Sabbah


Out!

2 commenti:

  1. Il vinile di Leviathan suona bene secondo te? Ero intenzionato a comprarlo

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    1. Per quanto riguarda i vinili sono più un collezionista che un audiofilo, non è che ti posso dare un reale giudizio sulla qualità (aggiungi pure che non ho un sistema professionale per riprodurli). Comunque, a pelle, posso dirti che il giudizio è positivo. Sparato a palla fa la sua porca figura, e considerando il prezzo (nuovo si trova intorno ai 20/25 euro), acquistarlo ha il suo perché.

      Grazie per la visita ed il commento, ciao!

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