Boccaccio '70 è la
seconda opera corale a cui partecipa Fellini. Rispetto a “L'Amore
in Città” il regista ha molto più spazio a sua disposizione, e
arriva a firmare un corto intorno ai cinquanta minuti, rispetto allo
striminzito quarto d'ora de “Agenzia Matrimoniale”. Le Tentazioni
del Dr. Antonio, in linea con gli altri episodi all'interno del
contenitore, è una commedia leggera, tra l'erotico e il sensuale.
Prima volta che Fellini si limita all'interno di un genere ben
definito, il film nella sua esplicita semplicità, presenta alcune
caratteristiche degne di nota.
All'interno della
filmografia riminese il film segna il ritorno della collaborazione
con l'attore Peppino De Filippo, già protagonista del suo (quasi)
primo film “Le Luci del Varietà”, forse l'opera che più si
avvicinava ad una commedia, dimostrando sia un forte attaccamento
affettivo a quanto prodotto fino ad ora, Fellini a questo punto ha
creato un vero e proprio cosmo di riferimento, ma anche una lucida
consapevolezza nella scelta degli interpreti: la divertentissima
recitazione di De Filippo ne è la prova, ancora una volta Fellini
riesce a legare indissolubilmente attori e personaggi interpretati.
Inoltre “Le Tentazioni
del Dr. Antonio” è la prima pellicola a colori girata dal regista.
Si nota subito una grandissima attenzione alla composizione
dell'immagine che ora include nuovi parametri. La sequenza di
apertura sembra un vero e proprio esercizio di stile, non fine a se
stesso, ma un vero e proprio mettersi alla prova. Immagini quasi
immobili, studiate alla perfezione sia geometricamente che
cromaticamente, dove improvvisamente irrompe l'apparato produttivo
che si cela dietro la camera, come a simboleggiare l'auto-riflessione
che sta affrontando il cinema nell'acquisizione di questo nuovo mezzo
espressivo.
Anita Ekberg, dopo il suo
ruolo ne “La Dolce Vita”, ritorna ad interpretare il simbolo di
quella bellezza eccessiva, straripante ed invadente che la sua
fisicità incarna alla perfezione. L'aspetto più interessante del
film, è proprio la riflessione, annacquata nella volgarità della
commedia ma che comunque sembra assumere sempre più centralità nei
lavori del regista, sulla violenta imposizione dell'immagine
femminile nella società contemporanea. Fellini sembra intuire con
largo anticipo quel processo di estetizzazione sensuale della merce
portato avanti fino allo sfinimento dalla pubblicità, quel
disgustoso cortocircuito tra prodotto e sesso, desiderio e consumo,
che ormai caratterizza inconsciamente ogni nostra scelta.
L'imperativo all'acquisto (“bevete più latte”) unito alla
castrazione del desiderio, all'immagine succinta ma mai interamente
esplicita, che offre la soddisfazione del desiderio ma al tempo
stesso lo nega, essendo nient'altro che un puro riflesso, presenza
solo di rimando (immagine, dopotutto).
Ancora una volta Fellini
usa il cinema per ripensare il suo ruolo, le sue possibilità.
Commedia tra l'eccessivo ed il volgare “Le Tentazioni del Dr.
Antonio” è una bestia travestita da agnello che cela al suo intero
un'acuta riflessione sul potere dell'immagine e della narrazione
attraverso essa, dimostrando, ancora una volta, la capacità di
Fellini di trascendere generi e stili qualsiasi sia il suo punto di
partenza.
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