[link alla CHECKLIST]
Toby Dammit è un cortometraggio
pensato per essere raccolto in un film contenitore (Tre Passi nel
Delirio). Terza (ed ultima) occasione in cui Fellini si confronterà
con questo formato, Toby Dammit, proprio come “Le Tentazioni del
Dr. Antonio” è, all'interno dei suoi evidenti limiti (di tempo e
non), un ottimo film. Stavolta Fellini, costretto al genere,
confeziona un film di stampo Horror. Basata, proprio come gli altri
due episodi, su un racconto di Edgar Allan Poe dal titolo “Non
scommettere la testa col diavolo”, la pellicola riesce a comunicare
una sua forte identità, e a rivendicare la paternità felliniana.
Nonostante sia ridotta all'osso, la
trama presenta alcuni dei topoi cari al regista: ancora una volta
tutta la narrativa trova la sua chiave di volta nel mondo dello
spettacolo (rappresentato saldamente dal cinema), ormai vero e
proprio “oltre parodistico” della realtà. La breve esperienza
romana di Toby Dammit (Terence Stamp), è un susseguirsi di
situazioni surrealiste, al limite del comprensibile: non è solo la
sua dipendenza dall'alcool a distorcere la prospettiva, è proprio il
punto di vista del cinema ad essere una lente distorta incapace di
obiettività.
Il film quindi vive, come c'era da
aspettarselo, nella sua messa in scena: il nuovo stile che Fellini è
andato via via perfezionando, a partire dall'introduzione del colore
con “Le Tentazioni del Dr. Antonio” e passando alla deriva
espressionista in “Giulietta degli Spiriti”, giunge alla sua
forma più compiuta in Toby Dammit. Amplificato dal contesto in cui
si muove, l'horror, il genio visionario di Fellini trova un perfetto
equilibrio espressivo, sfociando in un eccesso grottesco compositivo
mai raggiunto prima. Aggiungendo un'ottima prova di Terence Stamp,
ogni singola intuizione visiva di Toby Dammit non risulta mai fine a
se stessa, e il regista nonostante i continui barocchismi, si
dimostra nuovamente capace di creare un mondo dentro al mondo,
qualsiasi siano le premesse.
Toby Dammit è sia un punto di arrivo
che una conferma. Fellini fornisce la prova di essere ormai
completamente padrone delle potenzialità espressive fornite dal
cinema a colori, e di averle perfettamente integrate nella sua
esperienza cinematografica. Ma allo stesso tempo, Toby Dammit è
l'ennesima opera visionaria di un autore che, a prescidnere dai punti
di partenza, non riesce a non infondersi completamente nel suo stesso
sforzo.
Nessun commento:
Posta un commento