venerdì 7 febbraio 2014

Toby Dammit (Tre Passi nel Delirio) [Fellini Checklist 12/24]

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Toby Dammit è un cortometraggio pensato per essere raccolto in un film contenitore (Tre Passi nel Delirio). Terza (ed ultima) occasione in cui Fellini si confronterà con questo formato, Toby Dammit, proprio come “Le Tentazioni del Dr. Antonio” è, all'interno dei suoi evidenti limiti (di tempo e non), un ottimo film. Stavolta Fellini, costretto al genere, confeziona un film di stampo Horror. Basata, proprio come gli altri due episodi, su un racconto di Edgar Allan Poe dal titolo “Non scommettere la testa col diavolo”, la pellicola riesce a comunicare una sua forte identità, e a rivendicare la paternità felliniana.





Nonostante sia ridotta all'osso, la trama presenta alcuni dei topoi cari al regista: ancora una volta tutta la narrativa trova la sua chiave di volta nel mondo dello spettacolo (rappresentato saldamente dal cinema), ormai vero e proprio “oltre parodistico” della realtà. La breve esperienza romana di Toby Dammit (Terence Stamp), è un susseguirsi di situazioni surrealiste, al limite del comprensibile: non è solo la sua dipendenza dall'alcool a distorcere la prospettiva, è proprio il punto di vista del cinema ad essere una lente distorta incapace di obiettività.





Il film quindi vive, come c'era da aspettarselo, nella sua messa in scena: il nuovo stile che Fellini è andato via via perfezionando, a partire dall'introduzione del colore con “Le Tentazioni del Dr. Antonio” e passando alla deriva espressionista in “Giulietta degli Spiriti”, giunge alla sua forma più compiuta in Toby Dammit. Amplificato dal contesto in cui si muove, l'horror, il genio visionario di Fellini trova un perfetto equilibrio espressivo, sfociando in un eccesso grottesco compositivo mai raggiunto prima. Aggiungendo un'ottima prova di Terence Stamp, ogni singola intuizione visiva di Toby Dammit non risulta mai fine a se stessa, e il regista nonostante i continui barocchismi, si dimostra nuovamente capace di creare un mondo dentro al mondo, qualsiasi siano le premesse.





Toby Dammit è sia un punto di arrivo che una conferma. Fellini fornisce la prova di essere ormai completamente padrone delle potenzialità espressive fornite dal cinema a colori, e di averle perfettamente integrate nella sua esperienza cinematografica. Ma allo stesso tempo, Toby Dammit è l'ennesima opera visionaria di un autore che, a prescidnere dai punti di partenza, non riesce a non infondersi completamente nel suo stesso sforzo.




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